Scrivere libri non è tra le mie ambizioni
preferisco francamente scrivere canzoni,
con toni un po' nostalgici
di stampo popolare,
cantarle per le strade, per chi vuol stare ad ascoltare,
nei palchi improvvisati, di piazze comunali,
senza
pubblicità, né spot commerciali,
per ogni buontempone, che ride del destino,
per cerimonie funebri di stampo clandestino.
Per chi ha sete di potere e lo vuole amministrare
per chi giudica se stesso, come uno che sa amare.
Leggere libri è per me sempre, stato un vero strazio
preferisco la musica, di quella non son mai sazio
me la sogno la notte, me la mangio a
colazione
me la porto sempre dietro, come in una processione
con santi e peccatori, tra laici e clericali
coi preti
e con i giudici, per le colpe ed i miei mali
tra le infamie che ho patito e quelle che ho inferto
ai cuori che ho straziati e dispersi nel deserto
del mio egoismo sdrucciolo fatto di qualunquismo
intriso di morale e putrido cinismo.
I
libri son menzogne senza fantasia
Le verità torvo soltanto, nel ritmo della poesia
Per scrivere bugie, si deve far con stile
Dar alla penna il potere, di afferrare in modo sottile
le illusorie ambizioni, di mendaci certezze geniali
delle pene, le ansie ed i sogni, di
noi miseri comuni mortali.
Ed ai Dante, Petrarca e Boccaccio, volgo umile la mia devozione
voi che padri della mia poetica lingua, ispirate questa mia canzone
a voi dedico queste mie rime, come voi che del vostro passaggio
dedicaste a noi posteri vostri, con le rime il vostro messaggio.
Gi.Co. (domenica 20 maggio 2001)